La libera concorrenza: lontana dalle dinamiche della rete!

La libera concorrenza: lontana dalle dinamiche della rete!

 

Non siamo stati i primi , né saremo gli ultimi ad affermare che internet è tutt’altro che neutrale, libero e paritetico. Una realtà che emerge ogni giorno e che preoccupa per la deriva antidemocratica e anti-liberista che sta prendendo, al contrario delle dichiarazioni autoreferenziali delle OTT e di chi esalta internet, senza voler vedere “notare” i meccanismi che lo fanno girare.

Google, sta impugnando di fronte al TAR la richiesta fattagli da parte di Agcom di accedere ai dati di fatturato relativi al mercato italiano ( fonte key4biz http://www.key4biz.it/News/2014/07/04/Internet/Google_Agcom_Tar_SIC_225908.html ).

Perché bigG non si allinea a quei controlli che tutte le società del comparto media devono subire? Sarà la questione della tassazione a rendere così “sensibili” i vertici di Google? 🙂

Comunque i dati parlano chiaro : se Google controlla il 32% del mercato pubblicitario mondiale e fra il 50-60% di quello italiano. ( fonte Key 4biz ) è sacrosanto richiedere che si adegui ai regimi fiscali imposti ai concorrenti che pagano le tasse, operando localmente. Tutto il resto è fumo per continuare a ritardare una applicazione giusta di un regime fiscale che diminuirebbe drasticamente la “capacità competitiva “ ( asimmetrica, ed in quanto tale, NON GIUSTA ) di coloro che si nascondono dietro la bazzecola di avere i servers fuori dal territorio europeo, e ponendo una sede legale in Irlanda con pianificazione fiscale attraverso off-shore olandesi…

Se da un lato c’è la battaglia per far pagare almeno le giuste tasse a chi opera nella pubblicità attraverso internet, dall’altro si sta mettendo a fuoco il meccanismo che determina una capacità di profilazione commerciale così spinta.

E qui viene il nodo al pettine: la privacy! Chiunque entri in possesso di tutti i dati generati attraverso la rete, ha capacità immense di “competere” contro i “vecchi” canali pubblicitari ( carta stampata, tv, radio ).

Quando internet non c’era, i canali classici di pubblicità si CONQUISTAVANO la credibilità e quindi la fidelizzazione dell’utente, tramite un lavoro serio e professionale di ricerca della verità e di approfondimento di ciò che realmente succedeva ed interessava il pubblico.

Tutto questo richiedeva e richiede enormi sforzi e risorse ( giornalisti sul campo, recupero di notizia, verifica ed approfondimenti )

Il valore aggiunto era, ed è, proprio in questo lavoro: VERIFICARE I FATTI E LE NOTIZIE per conquistare una REPUTAZIONE di affidabilità.

Oggi , soprattutto in internet, non è più così.

La priorità è diventata la velocità nel pubblicare una notizia ( senza verificarla adeguatamente ) mi, caso mai, correggerla in un secondo momento …

La qualità delle notizie è assolutamente infima.

Laidamente, si fa intendere che è il social 2.0 a verificare le informazioni e a offrire un valore aggiunto democratico….ma che valore ha se le voci della rete, non sono verificate ed anzi, sono pilotate?!? Primo su tutti lo scandalo Expedia-Tripadvisor ( www.tripadvisor.com ) che pubblica contenuti assolutamente ingannevoli e non verificabili ulteriormente pilotati da chi vende e compra false recensioni.

Quindi, oltre alla enorme quantità di informazione-immondizia, ci troviamo anche di fronte al furto continuativo di dati e privacy.

E’ giunto il momento di aprire gli occhi veramente e salvare il salvabile!

L’Europa e tutti i paesi continuamente saccheggiati dalle OTT devono ricostruire un sistema di comunicazione che protegga la privacy e consenta al contempo di sfruttare l’innovazione VERA, che offra reale valore aggiunto per l’utente.

 

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