Tecnologia indossabile: le prime accuse di rivendita dei dati
Come poteva essere immaginato, lo scenario di spionaggio continuativo si sta espandendo a tutti quegli oggetti connessi che ci portiamo dietro e che misurano i nostri parametri fisiologici…e pensare che questi dati possano finire a terzi che ne abusino, è preoccupante.
Chi sono questi “cattivi”? …tutti coloro che agognano dati sullo stato di salute per poter vendere e rivendere servizi e prodotti ( compagnie di assicurazione ramo polizze vita e malattia, datori di lavoro poco rispettosi della privacy, produttori di farmaci e perché no, anche avversari commerciali, politici ecc. ecc. )
Insomma, conoscere informazioni intime può dare un vantaggio ( sleale ) che consentirebbe una concorrenza NON basata sul valore finale e sulla meritocrazia, ma sulla furbizia nel rubare informazioni sensibili.
In America già scoppiano i primi casi ( fonte articolo Wireless Week sulla sociatà Fitbit che produce braccialetti intelligenti http://www.wirelessweek.com/news/2014/08/fitbit-denies-claims-it-sells-personal-data?et_cid=4116888&et_rid=575253763&type=cta )
Ed alla faccia di chi continua a fregarsene allegramente del fatto che le OTT spiano tutto e tutti, cantando la nenia :” tanto io non ho nulla da nascondere” ( poveri minus habens senza capacità previsionale, non tanto per loro, ma per le loro famiglie e per le future generazioni …. ) è oramai conclamata la realtà che vede tutti gli utilizzatori ( e spesso abusatori!!!) di Facebook studiati ben oltre l’utilizzo della piattaforma ( fonte articolo sul Corriere delle Comunicazioni http://www.corrierecomunicazioni.it/it-world/29203_facebook-raccolte-dati-doppia-indagine-privacy.htm )
Le informazioni strategiche saranno il vero valore da proteggere per le persone, le aziende e le istituzioni se vorremo vivere in democrazia ( anche se con tutte le imperfezioni che la contraddistinguono )
Roma 26 Agosto 2014
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